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giovedì 7 aprile 2011
Il castello normanno
Le palestre manifestano da sempre la propria versatilità. In linea di massima dovrebbero ospitare avvenimenti sportivi, ma, nella realtà, finiscono spesso per trasformarsi in teatri delle più svariate attività: diventano saloni per feste da ballo - chi non ha mai partecipato ad un veglione di Capodanno all'interno di una palestra? Dopo i mitici scantinati fantozziani, credo che rimanga uno dei luoghi più gettonati - saggi musicali, concerti ( gli stessi Afterhours tennero uno dei loro primi concerti nella palestra comunale di Corbetta ), ecc.. La cosa singolare non è tanto il trasformismo dei suddetti luoghi, ormai consolidatosi nel tempo ed accettato come dato di fatto, ma è, invece, come altri posti, a volte lontani anni luce da questa destinazione, riescano incredibilmente ad essere convertiti a questa funzione. Per esempio, durante gli anni del liceo, mio marito ha fatto ginnastica nella chiesetta sconsacrata annessa alla scuola, quest' ultima, a sua volta, un ex convento. Un luogo piuttosto strano per praticare educazione fisica, ed anche un pò lugubre: si ricorda che, durante dei lavori di ristrutturazione, vennero rinvenute le ossa di un frate ed ancora si parla, soprattutto nei bar, di una mitica partita di pallavolo, durante la quale una schiacciata mal direzionata, fece addirittura crollare una parte di muro con calcinacci annessi. Qualche anno fa ho manifestato il desiderio di vedere questa improbabile location, così, all'inizio dell'estate, siamo andati a visitarla. Mentre mi aggiravo per quel luogo ameno e suggestivo, mi si è avvicinato il bidello, il quale mi ha chiesto se mi trovavo lì per sostenere gli esami orali di maturità in programma per quella mattina. Ero lusingata di essere stata scambiata per una diciottenne, ma, visto che la maturità l'avevo già presa da più di dieci anni, la domanda risultava assolutamente apodittica. Mi sono anche chiesta se il bidello in questione fosse, per caso, parente dei due rappresentanti di una nota ditta di elettrodomestici assegnati alla mia zona di residenza, i quali, ad intervalli più o meno regolari, suonano alla porta chiedendomi se c'è mia mamma in casa. E' da precisare che mia mamma, stimato medico ora in pensione, appassionata frequentatrice dei campi di golf, non abita più con me da tempo immemorabile e dubito fortemente che potrebbe essere in qualche modo interessata a quel tipo di mirabolanti evoluzioni tecnologiche, così, di recente, gli ho fatto presente che, se credevano, potevano parlare con la sottoscritta. Al che, uno dei due, guardandomi, ha domandato: " Non c'è qualcun altro?". Evidentemente, come casalinga, non ho un aspetto sufficientemente competente ed il fatto di girare per casa con le magliette dei concerti non accresce il mio credito a carattere domestico. Comunque, questa volta la "palestra" scelta per disputare il campionato di tennistavolo, era, in realtà, l'aula di una scuola materna. E intendo proprio l'aula, con tanto di cattedra su cui era allocato il beffardo segnapunti, che, da quella posizione sembrava più adatto a segnare voti, anzichè punteggi. In preda a terribili reminiscenze scolastiche, abbiamo temuto, per tutta la durata dell'incontro, il cui andamento veniva aggiornato, per l'occasione, su una lavagna rigorosamente a quadretti, che intervenisse qualcuno a bacchettarci per eventuali intemperanze. Il pavimento era certamente adatto ad una scuola, meno al pingpong, sia per il colore, quel giallo-nuvolato particolarmente in voga negli edifici scolastici degli anni '80, che per la scivolosità un pò troppo accentuata. Alle pareti erano appesi i vari disegni degli alunni, nonchè gli attaccapanni, tutti provvisti di cartellini coi nomi: un aspetto dal sapore particolarmente nostalgico. Inoltre, ad un certo punto, uno degli ospiti ha sentito l'esigenza di soddisfare un bisogno fisiologico e si è così diretto verso la porta dei bagni: è uscito poco dopo ridendo, visto che all'interno non esistevano porte ( malcostume abbastanza diffuso...anche quando ci sono le porte spesso manca la chiave, quindi il risultato non cambia! ) ed i sanitari erano posti ad un'altezza di circa trenta centimetri dal suolo, a misura di bambini in età pre-scolare. Ma la cosa più bella era sicuramentre una zona situata subito al di là delle transenne che delimitavano l'atrea di gioco: un deposito di giochi per bambini, di quelli che normalmente si trovano nei parchi, o, adesso, anche in molti stabilimenti balneari. C'erano tricicli dalla forma talmente antiquata che, prima di allora, avevo visto qualcosa di simile solo nel film Nightmare 3, la baita di montagna Chicco, con tanto di fuoco finto, che ad una certa ora della giornata rievocava subdole immagini dipolenta taragna e, dulcis in fundo, last but not least, il più classico dei classici: il mitico castello normanno, croce e delizia di tutti i fanciullini e fanciulloni del pianeta. Ad essere sinceri, non so nemmeno perchè l'ho sempre definito normanno. Ignoro se sia effettivamente una copia in scala dei castelli d'oltralpe, ma forse ho solo rilevato le macroscopiche differenze con i manieri inglesi, teatri della leggenda di Re Artù. Del resto risulterebbe oltremodo complicato riprodurre in resina costruzioni di quel genere per far giocare i bambini. Comunque, non vi nascondo che, quando mio figlio era più piccolo, spesso, con la scusa di farlo uscire, non resistevo all' ebrezza di entrare anch'io nel castello normanno per poi sbucare dalla torretta, la quale, essendo chiaramente a misura di bimbo, mi arrivava più o meno alla vita, facendomi assomigliare più al Gargantua e Pantagruele di Rabelais che alla bella castellana di turno. Ma chi lo sa, forse ho sempre dentro di me il sogno del Principe azzurro che accomuna tutte le donne del pianeta. Solo che adesso mi piace sognarlo, anzichè con la spada, con la racchetta e al posto del vessillo reale reca la sua maglia da pirtarmi in dono. Se il mio sogno si avvererà tutti lo sapranno...le bandiere non si indossano, le maglie sì! BILLY POLLY
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