Nel corso degli anni, avendo avuto modo di frequentare la serie D come spettatrice, ho spesso avuto occasione di documentare, nonchè analizzare e commentare, alcuni singolari comportamenti dei protagonisti, oltre, ovviamente, le varie situazioni ambientali, quanto meno originali. La cosa curiosa è che queste circostanze, non solo si perpetuano nel tempo, ma tendono anche a non rimanere confinate nelle serie minori e ad essere " promosse", a prescindere dalle squadre e dagli atleti protagonosti, anche a livelli superiori. Le stranezze affiorano quando uno meno se l'aspetta e finiscono per diventare sempre più stravaganti. C'è una sorta di evoluzione serpeggiante che merita di essere tenuta d'occhio: gli archeologi-pongisti del tremila potrebbero un giorno essermene grati. Non intendo chiaramente soffermarmi sulle mie stranezze, cosa che il mio inguaribile narcisismo-egocentrismo, potrebbe anche suggerirmi di fare, ma lo riterrei poco edificante, inoltre, militando in serie D, non riuscirei a pronunciarmi sulla C che ho, invece, eletto come mia vittima sacrificale. Risparmio, per adesso, le serie B ed A; ignoro cosa succeda nell'Olimpo del tennistavolo italiano, ma se qualcuno ha qualcosa da segnalarmi, sarò ben felice di informarmi ed approfondire. Non si finisce mai di imparare.
Comunque, il "fattaccio" che intendo esaminare è successo, di recente, durante un incontro di C2. Essendo la palestra un pò fredda, mancavano solo le stalattiti, l'organizzazione aveva optato per l'accensione del riscaldamento, indubbiamente utile, ma fastidioso a livello di decibel, visto che le due ventole in questione avevano la stessa proporzione ed invasività di un paio di mulini a vento olandesi ( adoro i mulini, ma immaginatene due chiusi dentro una palestra...) azionati, però, a motore...Così, dopo un rapido consulto in stile assemblea condominiale, al quale sono stati chiamati a partecipare anche gli spettatori presenti, si è deliberato di spegnerlo, se non altro per avere un pò di pace e concentrazione, quest'ultima già piuttosto scarsa a causa di un'altra partita che si svolgeva in contemporanea ad una distanza praticamente irrisoria.
Quindi, in un silenzio quasi irreale, è incominciata la sfida all' Ok Corral, in modo ordinario ed ordinato. E qui è accaduta la stranezza: circa verso la metà dell'incontro, l'intera palestra è stata letteralmente invasa da un rumore molto strano: non solo fastidioso, ma caratterizzato da un'insolita climax, la quale, nel giro di trenta secondi, ha raggiunto più o meno l'intensità di uno sciacquone. Per intenderci, doveva essere al livello di quello che, all'inizio degli anni '80 aveva perseguitato il Professor Peterlini a Sant'Elpidio a mare, quando condivideva l'alloggio con il suo compagno di squadra, il greco Priftis. L'ellenico in questione insisteva, infatti, nell'azionare il suddetto sciacquone, immancabilmente a notte fonda senza badare troppo al riposo del professore, motivo per il quale rischiarono anche di venire alle mani.
Comunque, lì per lì, c'eravamo anche preoccupati, visto che il ronzio assordante era a metà tra uno sciame di api inferocite e la macchina che, in pescheria, viene usata per pulire le cozze e che costringe i clienti ad urlare disumanamente le proprie ordinazioni nella speranza di sovrastare il diabolico marchingegno, ma, soprattutto, perplessi, non riuscivamo a capire da dove provenisse. Abbiamo pensato a tutto: una doccia anticipata di qualche giocatore - poco plausibile - un passaggio in strada di sgombraneve in azione - ovviamente senza neve - finchè, con una certa sorpresa, siamo riusciti ad individuarne la fonte. Si trattava, incredibile a dirsi, di un bollitore elettrico allocato esattamente sul tavolino utilizzato per compilare i referti. Mentre ci interrogavamo su quale misterioso fenomeno l'avesse fatto apparire, è improvvisamente apparso il presidente della società ospitante, il quale ci ha candidamente chiesto se volevamo un the, con tanto di bustine di zucchero per poterlo dolcificare a piacimento. Beh, devo dire che è capitato che, durante delle partite, mi abbiano offerto l'acqua o le caramelle, ma il the delle 5, ve l'assicuro, ha tutto un altro significato. Non so se si stia andando, o meglio, tornando, verso un'anglosassonizzazione del tennistavolo - gli inglesi ci tengono a rivendicarne la paternità - e lo spirito british, da me così spesso apprezzato, cerchi di inglobarci; so solo che dopo un pò, tutti gli spettatori bevevano beatamente il loro the. Quale sarà il prossimo passo? Sarà obbligatorio presentarsi in trench e bombetta o con il gionale sotto braccio? In quest'ultimo caso, spero almeno che non ci sia imposto il Times: ho già visto leggere il giornale durante una partita, ma era la Gazzetta dello Sport. A tutto c'è un limite, soprattutto all'esterofilia!
Billy Polly
Nessun commento:
Posta un commento